Riflessioni sulla Giornata Comunitaria di Domenica 3 Marzo

Pubblicato giorno 28 marzo 2024 - Senza categoria

Vogliamo vedere Gesù?

 

Le riflessioni, stimolate dal commento di Don Gianni, hanno riguardato, principalmente, gli argomenti:

“COME MOSTRARE GESÙ” e “CREDENTI E NON PRATICANTI”.

“FAR NASCERE LA VOGLIA DI DIO NEI FRATELLI”  e “COME MOSTRARE GESÙ”

L’uomo, in questo periodo storico ritiene di non aver bisogno di Dio e quindi spesso è difficile “mostrare Gesù”, anche perché talvolta alcuni esempi negativi della Chiesa non aiutano.

In ogni ambiente che frequentiamo noi abbiamo la possibilità di “portare” Dio: scuola, lavoro, famiglia … in alcuni casi però testimoniare può essere più difficile che in altri; questo vale certamente per tutti noi, ma in particolar modo per i giovani, i quali spesso trovano difficile esternare la propria fede nei luoghi che frequentano.

Dimostrare o mostrare Gesù: entrambi sono difficili. Non riusciamo razionalmente a convincere chi non crede, possiamo solo dare la nostra testimonianza pur rischiando di non essere compresi o discriminati.

La vera testimonianza non è farsi vedere praticanti ma è il nostro comportamento: non dobbiamo fare grandi cose ma, semplicemente, con i talenti che abbiamo e con umiltà ispirarsi a Gesù: aiutare gli altri, mettersi a disposizione nelle necessità, saper ascoltare….

Riusciamo a dare luce solo se siamo TRASPARENTI, in modo che la luce che Dio ci dona possa essere visibile fuori. Noi siamo solo strumenti ed è lo stesso Spirito che ci suggerisce come operare e cosa dire. Le persone carismatiche illuminano la vita di chi li ascolta ma tutti noi possiamo accendere “un cerino” per dare un po’ di luce, anche in modo inconsapevole.

Condividere i momenti di difficoltà può essere illuminante per chi vive la stessa situazione; il sostegno e la Fede di altri nei momenti più difficili/dolorosi della nostra esistenza ci aiuta a capire che Gesù non ci lascia soli.

L’annuncio risulta “più semplice” quando si fanno esperienze di fede: ritiri spirituali, incontri di Comunità, Campi di gruppo; si sente un forte bisogno di questi incontri perché si avverte la necessità di spiritualità, la nostalgia della gioia che si prova, il desiderio di scoprire insieme chi è Gesù per noi.

Purtroppo però questi scambi di esperienza di vita e di cammino insieme che fanno venire “voglia di Gesù” non sono conosciuti all’esterno della Comunità Parrocchiale.

E’ importante anche rendersi conto dei nostri incontri “ravvicinati” con il Signore, cioè le esperienze di come il Risorto sia presente in piccole cose del nostro quotidiano, per poterli poi annunciare agli altri.

Non sappiamo se la nostra vita vissuta da “Cristiani” farà venire voglia agli altri di vedere Gesù ma, se crediamo che Dio ci precede ed è sempre dentro di noi, Lui nel silenzio agisce e si farà riconoscere, non è il caso di preoccuparsi del “riuscire” basta solo aspettare per avere opportunità di testimoniare.

C’è un “pericolo” però di cui dobbiamo essere coscienti, diciamo spesso “i Suoi tempi non sono i nostri tempi” e potrebbe capitare di usare questa verità come pretesto per fare il minimo indispensabile e poi dire: <<Se dovrà succedere…succederà>>, senza mai domandarci “come” e “cosa abbiamo seminato”.

Molto spesso cadiamo nella tentazione di mostrare solo la nostra parte “migliore”, nascondendo “debolezze e fragilità”, mentre è proprio attraverso queste ultime che noi possiamo mostrare in che modo Dio opera nella nostra vita.

I Ministri dell’Eucarestia presenti, sentono di svolgere questo loro compito con la forza che questo impegno gli infonde e sperano di trasmettere anche in questo modo la presenza del Signore.

Cosa distingue le opere di carità di un cristiano dalla filantropia di un ateo? Un cammino interiore che da al cristiano motivazione, fede e una spiritualità che se traspare altro non è che la capacità di mostrare Gesù.

Il Cristiano dovrebbe essere anche un po’ di ostacolo, un po’ disturbatore, ma senza polemica cercando di fare qualcosa di costruttivo e dovremmo curare di più la nostra bellezza di cristiani.

Chi è Gesù per me?

Il senso della mia vita, di ciò che faccio e di come lo faccio. Diversamente, il rischio è di riempire le giornate di tante e tante cose, per non avere il tempo di pensare. È il nostro tutto.

“CREDENTI NON PRATICANTI”   e  “PRATICANTI NON CREDENTI”

 “Praticanti non credenti”: a volte potrebbero capitare momenti di crisi in cui anche senza sentire un particolare coinvolgimento o beneficio si continua a frequentare la Messa e si prega cercando un conforto. Potrebbe essere una ricerca

“Credenti non praticanti”. Ci sono molte persone (ormai la maggioranza in Italia) che si definiscono “cattolici non praticanti”; tra questi molti giovani che fanno fatica ad avvicinarsi ai sacramenti e a sentirsi parte della Chiesa.

Cosa si può fare per aiutare il passaggio da credenti a praticanti? Oltre all’importanza di dare sempre il buon esempio in ogni contesto e in ogni situazione che viviamo, una cosa che si è detta è che bisognerebbe forse puntare su proposte più “leggere” e di aggregazione (come ad esempio delle gite). Anche i vari gruppi risultano molto importanti, in particolare per i giovani, in quanto danno ai ragazzi la possibilità di potersi esprimere liberamente, di confrontarsi con persone della loro età e di condividere le stesse esperienze sentendosi pertanto capiti più facilmente.

Ci siamo interrogati su due possibili situazioni: sono quelli che vanno a Messa, alle processioni, dicono il rosario ma senza crederci fino in fondo? Oppure coloro che fanno tante cose per gli altri, sono altruisti ma senza essere credenti? Si è detto che entrambe sono degne di nota in quanto la prima riguarda quelle persone che apparentemente mostrano una fede profonda, ma che in sostanza, all’atto pratico, risultano non averla; in questo caso c’è allora il rischio che chi vede queste cose da fuori pensi che in generale la Chiesa sia così. Mentre la seconda può farci domandare: come annunciare il Vangelo a chi non crede ma fa già delle cose buone?