19 marzo – Il Piccolo Cottolengo Genovese compie 100 anni al servizio dei più fragili

Pubblicato giorno 20 marzo 2024 - Senza categoria

Un secolo di storie di accoglienza e di cura

Il 19 marzo 1924, nel giorno della solennità di San Giuseppe, Don Luigi Orione inaugura la sua prima casa di carità a Genova col nome di Piccolo Cottolengo Genovese. Su segnalazione dell’Ingegnere Gustavo Dufour, Don Orione prende in affitto un immobile di modeste dimensioni in Via del Camoscio numero 2, nel quartiere di Marassi, per accogliere gli ammalati, gli orfani e i bisognosi. La casa, il cui canone di tredici mila lire annue viene pagato dall’amico e benefattore Giuseppe Gambaro, detto Pippo, ha solo qualche camera e una decina di letti.

Il Piccolo Cottolengo trae vita e spirito dalla Carità di Cristo, e suo nome da San Giuseppe Benedetto Cottolengo, che fu Apostolo e Padre dei poveri più derelitti – dice Don Orione durante l’inaugurazione, dopo aver ricevuto il benestare del Vicario Capitolare Monsignor Canessa – a te, o Divina Provvidenza, è consacrata questa umile casa di carità che, benedetta dalla Chiesa, è sorta silenziosamente in Genova sotto lo sguardo di Maria Santissima e di San Giuseppe, e venne dal buon popolo genovese chiamata col nome di Piccolo Cottolengo, perché accoglie i poveri più abbandonati”.

Ad un secolo esatto di distanza la grande famiglia orionina si ritrova insieme agli amici del Piccolo Cottolengo Genovese, alla città di Genova e alle istituzioni, per aprire i festeggiamenti per il suo centenario nella Chiesa di Santa Margherita di Marassi, a pochi passi da Via del Camoscio, dove è in programma una solenne concelebrazione presieduta da Don Tarcisio Vieira, Direttore Generale della Congregazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Al termine della Santa Messa, lo scoprimento di una targa a perenne memoria di quel seme piantato 100 anni fa.

Dopo Via del Camoscio, affidata alla guida della genovese Suor Maria Stanislaa e chiusa definitivamente l’11 dicembre del 1933, Don Orione apre molte altre case di carità offrendo accoglienza ai fratelli più sofferenti e umili della città: il Conservatorio di San Girolamo a Quarto nel 1925, via Bosco e Salita Angeli nel 1928, via Palazzo a Quezzi, la casa di Paverano nel 1933, la casa della Castagna a Quarto nel 1936, Villa Santa Caterina a Molassana nel 1939.

Anche dopo la morte di Don Orione, la Congregazione da lui fondata prosegue la grandiosa opera di carità del suo Santo: il Villaggio della Carità di Camaldoli nel 1940, l’Istituto Famiglia Moresco a Bogliasco nel 1950, e l’Abbazia San Nicolò al Boschetto nel 1957. Più recentemente si aggiungono il Poliambulatorio Von Pauer, centro polispecialistico, e il Centro Boggiano Pico, polo specializzato nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo.

“Da quel 19 marzo – racconta Don Dorino Zordan, Direttore del Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione – è trascorso ben un secolo, e come aveva profetizzato proprio Don Orione nel 1923 ad una riunione dell’UNITALSI, il suo Piccolo Cottolengo è oggi una costellazione di case e di istituzioni che brilla sulla scia del bene che ha reso Genova, città di Maria, città della carità, faro di Fede e civiltà”.

I contatti di Don Orione, piemontese di nascita (Pontecurone, 1872), con Genova iniziano quando è ancora chierico, studente nel seminario di Tortona, in particolare con l’Opera dei Congressi, sorta per sostenere i diritti dei cattolici e promuovere iniziative in campo sociale. Nella città della lanterna Don Orione coltiva importanti amicizie in ogni ambiente, relazioni che mantiene epistolarmente anche quando è lontano, nei tre anni in aiuto ai terremotati di Messina dal 1908 al 1911, o quando parte per il primo viaggio missionario in Brasile e Sud America nel 1921.

Il rapporto tra Don Orione e Genova è solido fin da subito – continua Don Zordan – Don Orione invia a Genova a studiare alcuni suoi chierici già nel 1894 sotto la guida di Gaspare Goggi. Tommaso Canepa, suo amico e benefattore, mette a disposizione la propria casa in Salita Angeli per Don Orione e i suoi religiosi, quando sono di passaggio a Genova. E così, a seguire, fanno altri benefattori, come la famiglia Gambaro. Da Genova, poi, partono nel dicembre 1913 i primi missionari inviati da Don Orione in Brasile e parte lo stesso Don Orione nel suo primo viaggio missionario in Sud America”.

Il 10 marzo del 1937 Don Orione, da Buenos Aires, dove nel 1935 apre il Piccolo Cottolengo Argentino, scrive ai benefattori del Piccolo Cottolengo Genovese: “Molto da voi, o Genovesi, hanno imparato le persone benemerite, che nei Piccolo Cottolengo, qui e altrove, si occupano dei poveri più infelici e abbandonati: il vostro zelo, il vostro spirito di cristiana carità, la latitudine e magnanimità del vostro cuore ha fatto scuola!”

Un secolo di storie nel solco di Don Orione

Oggi la Congregazione di Don Orione ha istituito tanti Piccolo Cottolengo, oltre che a Genova, in tutta Italia e nel mondo, da Napoli a Milano, da Sanremo a Seregno, e ancora in Polonia, Romania, Argentina, Paraguay, Uruguay, Brasile, Venezuela, Cile e Filippine.

Un secolo è un traguardo importante – continua Don Zordan – un momento da celebrare, e un’occasione di riflessione non solo sul passato che con il suo esempio e insegnamento continua a guidarci e a stimolarci, ma anche sul presente e sul futuro, sulle sfide di oggi e su quelle di domani. In questi 100 anni il Cottolengo è rimasto fedele allo spirito del suo Fondatore, ma si è saputo adattare ai bisogni della società contemporanea, alle nuove fragilità e alle nuove povertà”.

“La storia del Piccolo Cottolengo Genovese – conclude il Direttore Zordan – non è solo quella dei suoi luoghi, ma è soprattutto la storia delle tante persone che ne hanno saputo tradurre ed interpretare i suoi valori fino ai nostri giorni: storie di impegno, di sacrificio, di umana sofferenza, di amore, di accoglienza e di cura, le storie di tutti noi. Il Piccolo Cottolengo Genovese, la cui porta è ancor oggi aperta ad ogni dolore, è un esempio vivo di carità, un cammino centenario attraverso le pieghe della storia della città di Genova, dei genovesi e la storia dell’umanità stessa, un itinerario sempre illuminato dalla Divina Provvidenza. Che la Provvidenza, dunque, ci guidi sulle orme della carità e continui a spandere la sua luce sul Piccolo Cottolengo Genovese negli anni a venire.”

Il Piccolo Cottolengo Genovese oggi

Il Piccolo Cottolengo Genovese è un ente religioso non-profit giuridicamente riconosciuto che offre assistenza socio-sanitaria e riabilitativa a persone anziane, persone con disabilità e persone con patologie di natura psichiatrica in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale.

Nelle sue case di accoglienza a carattere residenziale e semi-residenziale, a cui si aggiungono un centro specializzato nel trattamento dei disturbi del neurosviluppo e un poliambulatorio, si prende cura di più di 1500 persone fragili e fornisce ogni anno oltre 50.000 trattamenti riabilitativi e 25.000 visite specialistiche.

Il Piccolo Cottolengo Genovese di Don Orione impiega circa 900 dipendenti e collaboratori di cui oltre 30 appartenenti alle fasce protette, si avvale del supporto diretto di volontari, giovani operatori del Servizio Civile Universale, cittadini in percorso di affidamento in prova e lavori di pubblica utilità, e coopera con realtà e istituzioni presenti su tutto il territorio della città metropolitana.

Il Piccolo Cottolengo è impegnato nel campo della ricerca e dell’innovazione e collabora stabilmente con università, società ed enti a carattere scientifico, tra cui l’Istituto Italiano di Tecnologia con il quale ha sviluppato un progetto di ricerca sull’impiego della tecnologia umanoide nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico, riconosciuto a livello mondiale.

Cento anni di storia, cento anni di storie di vita trasformate dalla carità

La famiglia carismatica orionina ha celebrato ieri il centenario dell’apertura del primo Piccolo Cottolengo Genovese, aperto il 19 marzo 1924, festa di San Giuseppe, in via del Camoscio n. 2.

Padre Tarcisio Vieira, Direttore Generale, insieme a tutto il Consiglio Generale, a numerosi sacerdoti orionini, al Vicario episcopale Monsignor Giovanni Grondona e al parroco, ha celebrato l’Eucarestia nella Chiesa parrocchiale di Santa Margherita di Marassi, a pochi passi da dove sorgeva quel primo luogo di accoglienza.

La celebrazione solenne e gioiosa è stata costellata da tanti piccoli e nel contempo grandi segni della fecondità di quest’opera di carità, che ha una storia centenaria, che racconta storie di vita trasformate dalla carità.

Il coro che ha animato la funzione era composto da collaboratori, anziani e disabili residenti nelle strutture orionine, religiose orionine e dai membri del coro parrocchiale, tutti uniti dalla gioia di cantare e di poter stare insieme, senza esclusioni, in un’unica grande famiglia.

Oltre al personale che opera nella costellazione di strutture orionine presenti a Genova, c’erano anche numerosi volontari, che da anni si impegnano al servizio degli ospiti con la loro presenza e il loro sorriso. Anche le autorità cittadine, rappresentate dall’Assessore del Comune di Genova Paola Bordilli e dal Municipio Bassa Val Bisagno, hanno testimoniato il legame di Don Orione con la città.

Non poteva mancare una delegazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità, che furono le prime ad accogliere le persone in via del Camoscio, guidate da Suor Maria Stanislaa. C’era la Superiora Provinciale Suor Maria Gemma Monceri, accompagnata da numerose consorelle, e due consigliere generali, Suor Maria Irma Rabasa e Suor Maria Gilse Pereira Dias.

Nei saluti iniziali, Don Dorino Zordan, Direttore del Piccolo Cottolengo genovese, ha ricordato le origini dell’opera e ripercorso lo sviluppo che quel piccolo seme ha avuto in cento anni, sostenuto dalla carità e dall’intervento della Divina Provvidenza.

Il verbo che può sintetizzare la liturgia di oggi –  ha detto Padre Tarcisio Vieria, nell’omelia – è GENERARE. Noi siamo chiamati a essere generativi, a generare vita per gli altri. La fecondità di un’opera è un segno di Dio e la verifica del nostro operato apostolico parte proprio dal domandarci se siamo omno generativi”.

Padre Tarcisio si è anche soffermato sul titolo dato alle celebrazioni del centenario: un secolo di storie. “Può sembrare un errore, si doveva forse dire un secolo di storia – ha detto il Padre generale – ma un secolo di storie racconta bene questi cento anni di vite cambiate, generate in una realtà nuova grazie alla carità di Don Orione”.

Il Direttore Generale ha concluso l’omelia con una preghiera: “Don Orione parlando del Piccolo Genovese scriveva “Sentirai il soffio della carità passare sopra le umane sventure”. Vorrei oggi che questo spirito di carità possa segnare la nostra vita e le nostre azioni, affinchè il nome di Don Orione continui a vivere nel cuore dei poveri e dei sofferenti“.

Dopo la messa, gli allievi dell’Istituto Comprensivo San Fruttuoso che sorge poco distante dal Paverano, ha presentato un piccolo momento musicale. Poi l’assemblea si è recata dove sorgeva la prima casa orionina, dove è stata posta una targa commemorativa a perenne memoria del seme piantato da Don Orione.

Dal 1924, una storia di carità che continua e cresce

Il Consiglio Generale dell’Opera don Orione si è recato a Genova per celebrare il centenario dell’apertura della prima casa orionina genovese, il 19 marzo 1924 in via del Camoscio.

Per questa occasione così particolare, il Consiglio Generale è presente al completo, con il Direttore Generale Padre Tarcisio Vieira e i suoi consiglieri.

Il Padre Generale e il consiglio hanno dedicato la giornata di ieri a conoscere meglio il presente dell’opera Don Orione a Genova. Nella mattinata hanno incontrato e dialogato con la comunità religiosa, affrontando le difficoltà dei tempi attuali e confrontandosi sulle tematiche della vita religiosa.

Nel pomeriggio, hanno invece incontrato i laici che operano nelle numerose realtà orionine che compongono la “costellazione della carità” a Genova. “Dall’inizo di Don Orione nel lontano 1924, in una casa che non esiste più – ha detto Padre Tarcisio – noi oggi, a distanza di 100 anni vediamo con chiarezza i frutti che da lì sono nati e continuano a crescere”.

In un clima fraterno, i collaboratori hanno presentato le attività che cercano di una risposta ai bisogni del territorio per essere “fari di fede e di civiltà” come voleva Don Orione: dai disoccupati in cerca di riqualificazione professionale attraverso la formazione alle famiglie in emergenza abitativa, dagli anziani alle famiglie che assistono i propri figli ricoverati all’Ospedale Gaslini, dai profughi ai lavoratori in trasferta, dai disabili adulti ai bambini con disturbi del neurosviluppo.

Erano presenti all’incontro Andrea Bongioanni, Paola Capelli, Luca Falchi e Umberto Tortorolo della Casa di Paverano, Vincenzo Russo del Villaggio della Carità di Camaldoli, Carlo Forcheri della Casa di Castagna, Marco Pirotta dell’Abbazia di San Nicolò al Boschetto, Silvia e Giorgio Muzzioli dell’Associazione Madre della Tenerezza di Quarto, Simona Modica e Stefano Ghinatti della Cooperativa Dono e Serena Susigan per Endo-fap Nazionale e Endo-fap Liguria.